Prof Paolo Revelli L'ISOLOTTO DI CAPO PÀSSERO E IL BRADISISMO DELLA COSTA SICILIANA
PAOLO REVELLI
L'ISOLOTTO DI CAPO PÀSSERO
E IL BRADISISMO DELLA COSTA SICILIANA
1. Chi voglia identificare in una determinata sporgenza
della cuspide sciroccale della Sicilia il Capo Pàssero si ac-
cinge ad un' impresa vana, quando, facendo interamente
astrazione dall'onomastica delle carte, ufficiali e non uf-
ficiali, consideri come unica base della identificazione in di-
scorso le presenti denominazioni locali.
I pescatori di Porto Palo chiamano presentemente ìsula
di Capu Pàssaru V isolotto che sorge a levante della fra-
zione da essi abitata (1); ma, interrogati quale sia precisa-
(1) Porto Palo, detta dagli indigeui Terra iHìhìle, v una delle 4 fni-
zioui del Connine di Pacchino, nel eiroondario di Noto; e»Ha conti» nel
1901 una popol. re**, di 980 ab. (hu un totale di 12.473 (*ontati nel eoni.).
È noto che il Imrgo di Pachino fu fondato nel 1758 da (raetano Starrabba
Alagona, che ne ebl>e il po88e88o «'ol titolo di contea : un cenno intorno
a<l eH8o «i cer<;a, in vano, nel Lexicon fopographicinn Sicalum di Vito
Amico k Statklla (la 1* edizione, palermitana, è del 1757; la 2'', cata-
ne«e, è del 1759-60), ma non in vano nella traduzione italisina di qiWi-
Ht' opera, curata da Gioacchino Di Marzo (Palermo, 1855-6, 2 volumi:
cfr. n, ]>. 289-240). XeUa Coniuiuile di Palermo 8i conwTvano manoscritte
le notizie «ul comune inviate al Di Marzo nel 1855 (Lett. di Paolo
Campisi, datiita da Pachino, il 30 marzo 1855: nel voi. 8exii. Qq. G. 97)
e le notizie date nulla chiesa di P. dal jmrroi'o Anton Maria Tki>k.hchi
il 2 die. 1794 (Mftcr. a' se^ni Q(|. F. 217, f. 220). LMntero Comune di
Pachino (G. Dì Vita, Jh'zioiKirlo Geoijrafico dei CowiHti delia Siciiiay
Palermo, Pnmitù, 1906; p. 172) è «tato, dal R. Decreto X. 118 in data
19 nnirzo 1903, dichiarato roim nnilarica.
Noto che non «i «'onBerva alcuna rapprcHentazione >fnitica, non
recente, deir isolotto di C. Pàssero né nell'archivio del Municipio di
PiJchino, uè in quello dell' Amministnizione Starmbba Di Kudinì.
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mente la « punta > chiamata Capo Pàssero, rispondono che
il nome in questione non si applica a indicare alcuna
« punta » (1) determinata deir isolotto (« individuato > da un
minuscolo stretto), o della contrapposta zona costiera - la
quate assume il nome di cwoddw (collo), nome che ha avuto
in origine, probabilmente, valore di istmoy e che, come ve-
dremo, già appare in un documento del 1573.
Interrogati intorno al nome da essi assegnato iilTestre-
mità NE deir isolotto (estremità a cui lo carte ufficiali as-
segnano il nome di C. Pàssero) (2), rispondono : Punta Sgo-
lerà, cosi come dicono di chiamare thinla Linguarda Testre-
mità SO dell'isolotto (la quale nelle carte ufficiali non
porta nome).
2. Il fatto non è singolare per chi abbia avuto T occa-
sione di notare — come già Claudio Mario Arezzo o
Arezio nella prima metà del secolo XVI (3) — che pescatori
e marinai danno solitamente il nome di capo, non propria-
mente ad una « punta », che viene nettamente precisata, per
l'uomo non indotto, dal nome che essa riceve sulla carta,
ma, generalmente, a tutta una « sporgenza », che può con-
tare parecchie punte > . Ma esso merita di essere qui ricor-
dato, a definitiva conferma della supposizione che per gli
scrittori del periodo greco-romano (i quali non dovevano in
simili casi, non diversamente da quanto avviene tuttora ai
nostri lavoratori del mare, provare il bisogno di una iden-
tificazione strettamente rigorosa, bisogno che è sentito dal
moderno uomo di mare avvezzo all' uso delle carte) il nome
Pachino, a cui doveva poi, almeno fin dal secolo XIV, so-
(1) Erroneo è quanto si le^K** nel Dizion. deU' Amati (V. p. 986):
« Passero o Passaro. Piccola isola.... iM>sta 2 chilometri a scirocco del
eapo deUo stesso nome. »
(2) Qnadr. Tir o di S del f. 277, scala di 1 : 50.000, ed. del 1885
(levata, eseguite nel 1867 e 1868), e f. 277, scala di 1 : 75.000 della Carta
d* Italia (ed. 1898). Tra le carte delPIst. Idrografico della R. Marina,
V. Ancoraggi di C. Passero.
(3) « omne promontori uni Caput nautae vocant » (De sita insulae
Siciliae lihellìts, V. il nostro Saggio di bibl. rag, d^ un Com. sic. di
pross. pubbl.), nel voi. I, col. 1, C, del Thes, ant, et hist. Sic.
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stituirsi il nome presente di Pàssero, non indicò nel mas-
simo numero dei casi una « punta > determinata, ma bensì
tutta la penisola, la cui base decorre lungo la linea che
imisce il presente porto di Marzamemi {Mars-el-Hamam, il
porto di Hamàm) (1), con il capo del Castello (ii CasUeAdu;
Castelluzzo, nelle carte ufficiali), a SE della Salina della
Marea (2).
3. L'importanza che ha nella tradizione letteraria il
Pachino è tale che giustificherebbe da sola una breve nota
in cui si raccogliesse quanto fu scritto al riguardo di esso (3).
Ma a giustificare la ragione d'essere della breve nota pre-
sente intervengono ancora due fatti : noi non troviamo ac-
cenno alcuno al presente isolotto di Capo Pàssero ne negli
scrittori del periodo greco-romano, né nei documenti del pe-
riodo medievale (e già da tempo Teobaldo Fischer notò
che « V isola > non è rappresentata nelle nostre carte nauti-
che medievali): le osservazioni da me eseguite sul luogo nel
marzo del 1906, e particolarmente P osservazione di ruderi
dì opere murarie, che risalgono almeno al periodo bizantino,
giacenti anche sotto il i>resente livello del mare lungo il
tratto costiero della Sicilia contrapposto all'isolotto in que-
stione, permettono, col sussidio che ci viene offerto dai dati
(1) 4c L' /*.... Kparirtiu'.... in»l iionu* topografico Mai*8-i4-Hainàin, dive-
nuto Marzainemi » (>[. Amaki, Storia dei mnitulm, di *S/V., Voi. Ili,
jiai^ 2*, pp. 881).
(2) Il nonio Castelliizzo appare anche neUa ciirt^i al 500.000 (f. 34)
deU'lBt. GeogT. Mil. — Valore k*-!^*'^*'^^ di 4c gporgenza > va dato alla
parola « punta » che ricorre nella vei-sione italiana della nota opera di
T. Fiw^HER : « La pnnta di Kcirocco dell' isola è formata dal CaiK) Pas-
sero, di fronte al qnale sor^e nna isoletta r<K»ciofta d' e/i^nal nome * {La
penUol^ italiaim, Saff(fi<p di varoff rafia Hcientifi<;a, Torino, Un. Tip. Ed.
1902; Cfr. p. 319).
(3) Nella nota Alltfemeine Kncyclopadie der WisHeinfchnft luid Kilnftte,
di J. 8. Er^sch e J. G. Ghuber, pubb. a Lipnia nel 1818, e anni se/j^uenti,
(in 4**), è nn articolo wn C, Pansaro (Sez. Ili, Voi. Ili) di Heyman. Per
irli au'cenni al Pachimi negli scrittori greci e latini, cfr. Alb. Forbigek,
Handbuch d, alien Geoffraphie aiM den Qiiellen henrbeitetj Leipzig, Meyer
(3 volL in 8"; 1844-S), HI, p. 782. — Per notizie varie sul Pachino, cfr.
G. M. CoLiJMBA, / porti delta Sicilia, p. 12, 124-5 (v. oltre).
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dovuti ai corografi siciliani del cinquecento, di fissare ap-
prossimativamente il tempo in cui l'isolotto si è «indivi-
duato », e di portare un contributo alla questione del bra-
disismo (presa la parola in senso lato, o etimologico) della
costa siciliana.
Premetto, prima di venire a particolari in proposito (sui
quali richiamai l'attenzione dei convenuti al Congresso Geo-
grafico Nazionale di Venezia), un cenno sommario sulle
fjondizioni presenti dell'isolotto di Capo Pàssero.
4. L'isolotto di Capo Pàssero, nella cui parte di NE
sorge presentemente una torre circolare bianca con un faro
(a luce intermittente bianca, con splendori rossi), a cui si
assegnano ufficialmente le coordinate: 36** 41' 13" lat. N,
15^ 9' 12" long. E da Gr. (e quindi 2' 41' 59" long. E da
Mt. Mario), m. 38,8 (altitudine della fiamma) (1 ), ha un'area
di Km^ 0,0033 e un orlo costiero, assai frastagliato, di
Km. 2,875. Essa presenta, approssimativamente, se si fa
astrazione dai due piccoli seni della sua costa settentrionale
(a E della Posta T.) e meridionale (a E della punta dello
Scoglietto)j la figura di una pera, il cui picciuolo è rappre-
sentato dalla penisoletta in miniatura che termina a S colla
Punta Linguarda. È diviso dal restante dell'isola di Sicilia,
di cui deve essere considerato come parte, da un piccolo ca- •
naie che presenta una larghezza minima di circa 250 m., e
la cui profondità massima (variabile, essendo il sottosuolo
marino costituito da sabbia) era nel marzo 1906 di m. 1,40,
ed è talvolta, nell'inverno, quando il livello delle acque ma-
rine è più basso, tale du permettere la traversata a guado.
L'isolotto è costituito prevalentemente di calcare bianco ip-
puritico (turoniano — rappresentato in Sicilia da aree relati-
(1) Elenco dei fari e fanali,,,, Genova, I»t. Idro^r., 1906, p. 152-3. —
Un» detonili nazione antecedente as^e^nò al Faro 36'' 41' 10" di lat.
N, e 15" 8' 52 " lon^. E (V. a<l eR., V Elenco.... del 1883: ntW Index
GevfjraphicuH heinif a list alphabetieally arramjed of the princtpal plaees
an the globe.... and their latitudes and longitudetf, edito da W. Black wooD
AND 8., Edinb. and London, 1864 (pp. 676 in 4" ^^1.: (.fi-, p. 455) gi i».
He^iano al C. Pa^mro le coordinate: 36" 42' N; 15" 8' E.
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Tamente assai scarse), coperto da calcare eocenico, e in al-
cuni tratti, e specialmente lungo la costa meridionale, da
sabbie recenti (che dalla Punta Litìguarda allo Scoglietto
si alliueano in piccole dune), e sovrapposto forse intera-
mente a basalti, di età discussa, che sorgono dui mare (1).
L'isolotto — che raggiunge nella sua parte di NE la
quota di m. 22 — è, nel suo insieme, un piano ondulato,
inclinato leggermente da ENE a OSO, nella direzione del
suo asse maggiore, lungo Km. 1,2: la pendenza della sua
scarpa sottomarina, lieve verso mezzogiorno, si fa più no-
tevole verso settentrione, e verso occidente, dove il pre
detto canale, che divide l'isolotto dal restante dell'isola di
Sicilia, raggiunge nella « fossa », a 30 m. dalla riva del-
(1) Nel f. 277 della Carta f/eoloffica <1eir in, dì Sic, alla ncala di
1: 100.000 r isolotto di C. Pùnsero appare prevalenteiiieiite eoKtitnito di
calcare bianco ippuritico (tiiroiiiaiio); il recente (che hì oHHerva Inn^o il
contropi>oHto orlo di l)2i8alti) è rappresentato nelP estreniitaY SO del-
r isolotto. Dei « biuuilti di C. Passero », che sono forse i pih antichi del-
Pisola di Sicilia, e affiorano, come è noto, nel Cozzo dì Santa Maria
(m. 40; a 8 E del Iwrgo di Pachino) e nei dintorni di esso, cosi scrive
il Baldacci, il qnale inclina a crederli coevi a qnelli sottostanti al-
rippuritie4> e all'eocene inferiore a<l K dì Sinwnsji: « Benché varii antori
BÌeno d^ opinione che qnei basiilti s(»no d'epoca assai |K>steriore airTp]»nri-
tieo e che questo venne da essi sollevato, s(*nibra assai improbabile* che
una serie di strati calcarei di api>ena SO metri di potenza, avente una
lunghezza di più che 5 chilometri e una lar^^hezza tdl 2, i>ossa essere
gtata «taccata e sollevata dai sottostanti strati con tanta regohirità da
una intrusione basaltica senzai dislo<'amenti. rotture, ecc. Dopo avere vi-
sitata quella regione e basandomi anche sulF opinione dell' ing. Trava-
vnglia, che ha rilevata geologicamente In regione del CaiK» Pachino,
crwlo assai probabile che i basalti siano anteriori all' Ippuritico e che
anzi la loro superfìcie sia stata per lungo tempo soggetta all'azione delle
onde che la hanno regolarizzata prima che vi si fonnasse sopra il bancM)
di ippnriti. » (Descr, geol, delV in, di Sic, p. 123 cfr. aiu'he p. 124. V. an-
che quanto è detto del TuroniaiM < in strati i)erfettamente regolari <to-
perti del calcare eocenico al CaiK> Passero.... }ip]>oggiato su una gninde
massa di Imsalti che sorge regolanuente dal nmre », a pag. 78). Dei
« Imssilti di C. Passero » tratta — unitamente a quelli della Motta e di
Militello — una not^i del Di Giacomo, nel 1 voi. degli * Atti dell' Ac-
nidemia Gioenia di Catania. »
— GO —
r isolotto, la quota massima di circa 3,60 (lo scandaglio da
me eseguito, sul fondo roccioso della Fossa, mi diede per
risultato m. 3,63).
L'isolotto presenta un aspetto decisamente arido nella
sua sezione meridionale, aspetto che viene modificato nella
parte centralo e settentrionale da una fitta vegetazione di
palme nane {Chanuerops humilis\ di « asparagi neri » e di
« finocchi marini ». Relativamente numerosi sono in essa
i conigli selvatici. Neir isolotto non vi ha che una sola
abitazione: il piccolo forte, di tinta giallastra, dominato
nella sua parte di NE da una torre circolare bianca alta
19,2 m. sul suolo; a SO del piccolo forte, costruito nella
prima metà del secolo XVII, e di cui noi possiamo rico-
struire la storia (1), si osservano rovine di altre costruzioni
che vanno, almeno in gran parte se pure non interamente,
riferite alla torre di guardia o alle torri di guardia che
(1) Sul paviiiit^uto deUa Chiesii aniienga al fortino si le^j^e la k«*
quelite iacrizione fiiuebre: Qm tjUiee In stig^norn Bonolia \ esposa dello
al fere Jvan \ ìw Joseph Navarro a Vili di \ Giennaro del M T) C L,
Un'iscrizione parietale (0, 54 X ^t *>1) *lit-«^: Qttesta chiesa non <jo \ de
della immunità eccle \ siasticn in forza di breve \ apostolico di Be
nedetto XIV \ spedito a V vmrzo 1753 retjnan \ di} Carlo Borhoì^
re de- \ Ile Sicilie essendo Viceré \ Capitan (venerale di \ questo B^gno
il lìnea di \ Lavief tulle e GoveriM \ dorè di questa Fortezza \ il Cap,
IK Gilles, Jivcoh^ aniM ITfhH, Lt» mura e.^terne del fortino presentano
uno spesHore che varia da lu. 2,08 a ui. 2,13. A carte 169 v. del m»cr.
couftervato ai se^ni Qq, D. 82 della Comunale di Palermo, una nota,
che è probabilmente di mano di Francesco Negko, a<!cenna alla costru-
zione della fortezza, avvenuta 70 anni prima — il che farebln» asse-
f^are la costruzione del fortino a uno dei primi decenni del secolo XVII.
— Nella Belatioite hiMorioffrafi^a sul litorale siculo dettata nel 1714 dal
Castel Alfiere, Colonnello di artiglieria, per ordine di re Vittorio Ame-
deo (V. il nostro Saggio di hibli4}gr, ra^ionaia di un Coni, sicil,, e una nostra
nota, pure di prossima pubblicazione : Vittorio Amedeo li e lo studio dHle
condizioni geografiche dMa Sicilia) si acc'eiina alla « torre.... o sij Ciwtello
assjù fjrande e forte, munita di due cannoni di metallo e (|uattro di ferro,
e custmliti da uomini di giuirdia et un Castellano » (p. 54). Ma l' impor-
tAUza del « Castello » appare specialmente, da qiuinto scrisse nel 1713,
in una relazione che. al pari della precedente si conserva inedita nel
— r»i —
sappiamo essere state rifatte nella seconda metà del cin-
quecento (1). Né è, evidentemente, destituita di fondamento
Tipotesi che scavi eseguiti in quest' isolotto (che ha dovuto
avere, per la sua posizione geografica, una notevole impor-
tanza anche nel periodo preellenico, quando costituiva, giusta
il nostro avviso, Testremità della più tipica penisoletta della
cuspide sciroccale della Sicilia) porterebbero, probabilmente,
alla luce dati importanti sotto l'aspetto archeologico, e forse
anche sotto quello paletnologi co.
Quale possa essere stata la funzione antropica del pre-
sente isolotto (presso cui naufragava, nel 255 av. Cr., Tar-
mata romana, reduce dalla costa africana, dopo la libera-
zione del presidio di Clupca, e presso cui T 11 agosto del
1718, Tarmata inglese rompeva quella spagnuola), appare a
ehi considera la funzione che esso esercita tuttora, per mezzo
R. Archivio di Stato di Torino : Sicilia, Iiiveiit. 1", Catc^. 8% marzo 1")
il capitauo Giiiftepiw Gari di Taonuiiia. « Capo PiiHwiro. DiHtante di
8era^o8a gensanta mip:lia, «opni la punta di detto Capo vi è un Cartello
con mio iK>nte ta|?liat(», sini strada copcrtji cinta di palizzata, con dieci
pezzi di artìpflieria, che difendtnio al mare come ancora la campajufna,
presidiato da Spa^ioli, il Castellano D. Francesco Carta Tniraro (f) di
Palermo, presidiato da venticin<iue soldati, capace di centoventi sol-
dati. > (Trattato delle piazze d^ armi, e fortezze del liegìw di Sicilia,,,,),
Dal volume liilancij e Spotfli Azienda militare in Sicilia, conservato
nel R. Archivio di Stato di Torino (Sicilia, Inventario TI, (-at. 1%
mazzo T\ N. 4) rilevo che la 7'orre e il Farle di Capo Pa^aaro costi-
tuivano, verso hi fine del dominio savoino, uno dei 33 presidii dell'isola,
per il quale eni necessaria una spesa annua di 1000-1300 scudi, corri-
spondente, approssimativamente, alla 50** parte della s^M^ìsa totale \wr
fortificazioni e presidi. — Il faro presente fu eretto nel 1871.
(1) È da notarsi che la tiirri di capo paffsaro, di cui parla un docu-
mento del 7 ^ebhr. 1573 pubblicato da S. Salomone Marino (« Archivio
Stor. Sic. », 1897, p. 217 e se/LCK»)» ^ <^" identificarsi nella ]>resente di-
ruta Torre del faro, che dominava la spiaggia Morchella, V ac(iua delh^
Palombe e la tonnara. Essa giace a 2,5. OXN dal Castello che sorge
nell'isolotto, e a levante della « contrada Caìtina »: ora, nel predetto
documento, si dice espressamente che « la mandra seu paglaro di la
caithina » è « distanti di la turri di (*apo piunsaro circa miglia uno ».
L'identificazione da noi proposta ha i>er base quanto scrivono nel
sec. XVI il Fazello e il Camilliani.
— 62 —
del suo importante Faro (1): a chi considem che fin dai
tempi protoistoricì la posizione geografica di questo esiguo
tratto di terra ne fece una vedetta, una stazione di guardia,
su cui potè anche essere particolarmente fissata l'attenzione
dei primi abitatori, dei primi coloni, dall' affluire dei tonni
nei suoi paraggi (2).
5. Il nome Pachino (llàjjyvo^, Pachynus, Pachynum) è
considerato, come è noto, essere di origine fenicia, e viene
fatto derivare dalla voce Bachun, Pachum che ha valore di
guardia; cosi si ammette generalmente che nell'isolotto o
ne' suoi immediati dintorni sia sorta una stazione fenicia (3):
una di quelle numerose stazioni disseminate nelle isolette
(1) Per dati storici, efr. Diodoro Siculo. XXIII, 18, 1; XXIV, 1, 8.
11 Faro fìt C. Pùnsero (diottrico, di S'^ ci.) è a 1 fìamina, a luce inter-
mittente Inanca con splendori rossi, con intervallo fra splendori ed
eclissi di r 34", con portata (in condizioni medie di trasparenza del-
l'atmosfera) di 14 nd^lia marine, con splendore di 3", eclisse parziale
di 16", durata della luce fìssa 59" : illumina un settore di 272**, fra 381**
e 243", per N. (Elenco dei fari e fnìmli,..,^ Genova, Ist. Tdro^r., 1906,
p. 152-3).
A meno di 2 km. 080 dal Faro di Capo Passero sorge ora l'im-
portante faro di Cozzo Spadaro (sorto nel 1864; rifatto nel 1901 : diot-
tr. di 1*^ ci., la cui luce rji|ErKÌ« Ji "i. 82,7 con una portata di 23,8 miglia.
Stazione meteorologica. Presso è, dal 1870, il Sema/aro — dove è sorta
la prinni stazione radiotelegratìca della »Sicilia).
(2) La piccola tonnani di C. Piassero. « tonnarella assai fertile, calata....
di <'orsa e ritorno all'angolo di Pachino, col pieile sull'isolotto omonimo,
la coda diretta a levante, il foratico a libeccio », e che noi sappiamo es-
sere stata concessji nel 1726 alla famiglia Rao, è una delle recenti e
meno import4inti tonnare della Sicilia. Ma a meno di 6 km. N da essa
è la tonnara di Marzamemi « la migliore tonnara di ritomo nel Regno. »
{Atti dMa Comm, Heale per le Tomuire, Roma, Min. Agr., Ind. e Com-
mercio, 1889, Relaz. del prof. Pietro Pave.si: cfr. p. 54 e 53).
(3) A. HoLM, Starla dMa Sicilia nelV antichità, I, p. 186 (I, 82, del-
l' ediz. orig. ted.): « Pachum vuol dir guardia, e tale era il promontorio
sotto doppio as)M*tto. Anzitutto di qui si potevan guardare le navi che
si avvicinavano, le q\u\\i nella navigazione verso occidente, toccavano
la Sicilia per la prima volta in questo luogo, e trovavano un porto si-
curo per un certo tempo, fossc^ anche solo per prendere acqua fresca;
inoltre (questo punto a motivo della i>esca del tonno che molto vi si
— 65 —
e nelle penisolette della costa siciliana che furono poi ab-
bandonate quando r elemento fenicio si raccolse tutto, come
rigulta da un notissimo passo di Tucidide, in tre stazioni
della Sicilia occidentale : Solunto, Panormo e Mozia (nel-
l'isolotto di S. Pantaleo).
Quantunque resistenza d'una stazione fenicia nelP iso-
lotto di C. Pàssero o nei dintorni di esso non risulti dimo-
strata da qualche iscrizione fenicia, da qualche rudero, essa
è da riguardarsi come probabile, essendo affermala da una
tradizione antica con cui si accorda il criterio etimologico.
Cosi mentre nel 1898 Paolo Orsi, T illustratore ben noto
della civiltà dei Siculi [Sicani-Siculi], esplorava nella re-
gione pachinese due stazioni preistoriche e una necropoli
sieula e rinveniva, presso Porto Palo, numerose monete ro-
mane e ruderi d'una chiesa bizantina, senza incontrare resti
di costruzioni greche- (1), egli, meno di dieci anni dopo,
rinveniva nella regione pachinese tracce non dubbie di una
stazione del periodo siculo-greco, di una stazione ellenica,
forse di età tarda (non posteriore alla fine del sec. V), ma
assai probabilmente importante. E la scoperta avveniva « in
contrada Burgio, un cinque chilometri a ponente [del borgo]
di Pachino, in un terreno archeologicamente sconosciuto,
che ha dato sepolcri greci e ruderi di età tarda, e dove non
pare improbabile s'abbia a collocare la tanto controversa
Casmena » (2). — La contrada Burgio è a 10 Km. NO dal-
l'isolotto.
CHercitJiva, eni Heiizu dubbio fornito d' una torre di guardia, e di qui si
doveva dare il se^fuale deU' arrivo deHc whiere dei tonni nii/^ratori.
Quenta pe«ea offriva ai Fenici un importante articolo di commercio. »
L' Egli {Nom, Geogr,, Ltiipzig, 18i)3 : cfr. p. 6f<li) seguendo il Moveus ri-
ferisce il nome a bachun = guardia.
(1) Cfr. Nothie d. Hcavf, 189S, p. 85-«.
(2) P. Orsi, Diie tenie di r fi ieri fuit-ebri attici riiireniite in Sicilia,
in « Miwellanea Salinas », Palermo, 1907 (]). 25-135), p. 30. (Nella con-
trada Biirf/io, che è t^igliata dalla strada che da Pachino va a Spjic-
cafonio, e trovasi a circa 10 km. Nf) dall' isoletta di C. Pàssero, alcuni
cont-adini riuv(;nnero casualmente un ritratto funebre d'uomo [cui. 25]
a rilievo i>iatto scolpito in marmo greco a grana lìnissinm — che I'Oksi
- 64 —
E ad attestare la presenza delF elemento ellenico nei
dintorni di quest'ultimo può anche essere ricordata la leg^
gendn relativa al cenotafio eretto a Ecuba sul « promon-
torio » Pachino (1). E diciamo « promontorio Pachino »,
volendo con questa denominazione comune agli scrittori la-
tini indicare T intera penisola la cui base decorre, come già
fu detto, lungo la linea che unisce il presente porto di
Marzamemi con il capo del Castello {Casielluccio, nelle
carte ufficiali). Al quale proposito gioverà aggiungere im-
mediatamente che nei versi di Virgilio (2) e di Clau-
di ano (3), e più precisamente nelle parole mela e caput,
io non ravviso, come fa il CI u ver io (4), un accenno ad un
< eminens et sublime.... saxum », ma bensì un accenno evi-
dentissimo alla caratteristica prima del Pachino: quella di
avere una meta, un caput importantissimo da girare o, come
crede anteriore al iHM-iodo 415-413). Nella stessa conirada, e nelUi loca-
lità Prenta, fu rinvenuto, «luattro anni or Bono, un riimsti^lio di 30 kg.
di monete di bronzo (in niaHAinia parte di Grerone II), riiK>8tiglio che è
coevo a (piello iiuportantinsinio di Gir^enti (60.000 monete di Grerone II,
conservate in un'anfora). — V. « Notizie de^li «cavi », pubbl. dalla
R. Accad. dei Lincei, 1903, p. 429. Nella Htessa contrada lUirg^io^ e più
precisamente nelle località Fontanelle, Anticaglia, 8, Bamle, l'Oitfi rin-
venne « molteplici ruderi di ba^ga età, e perftino delle piccole cata-
combe », e una « ^iarra colossale » in una vasta necropoli giacente nelle
terre dei sigg. Bruno Mormina di Spaccaforno (Notìzie degli 8cavij
1905, p. 427).
(1) Una leggenda fa erigere da Odisseo un cenotafio a Ecuba (Tzbtzk,
cit. dal Cluvekio) e un tempietto a Ecate. Ricordiamo che la localiz-
zazione delle leggende omeriche nella parte NE della Sicilia è stabilita
nel secolo V av. Cr.
(2) « .... proiectaque saxa Pachini-Rjidimus.... {Eneide, III,. 699-700:
ed. Tubner, cur. da 0. Ribbkck, Lipsia, 1895). — Praestat Trinacrii
metas lustrare Pachyni » (AW/r/f, III, 429: la stessa ed.).
(3) « Caput inde Pachyni — Respicit Jonias protentis rupibus ora» »
{J)e raptu ProHerplnae, I, 146-7). Ma la lezione ora seguita (L. Autaud,
ed. Lemaire, Parigi, 1824; J. Koch, ed. Tubner, Lipsia, 1893) è diversa:
« Resi)uit Joniai^ pra?tentis rupibus iras ».
(4) € Utrunuiue poetam eminens et sublime intellexisse promontorii
saxum, non vero praeru])tum eius et altum sub maris fluctibus litus
patet e vocabulis, meta et caput,.,, » (Sicilia ant,, in Thett, ant,.„ T, 91, D.).
Volume onor. Dalla Vedova
Tav. VI
^
<
(iMÌGiTirri^C.R) ^
/?^ Acifu^ def/a Pa/ombe
Tonnara ^,0apO P^SSero
Pt'de//oScoq//eito
O tv.'.'-'.'.y o
O ift^ Scog/to de/ Ma/tese
P^Linguarda
<W> Pf' Pizzuta
Seno
Porto Pa\o
Pt* di Porto P3/0
L' Isolotto di Capo Pàssero
e le sue immediate adiacenze
Schizzo allascala di
1:25000
(Da/ quadr.in de/ f^27'7de//a Carta d /ta//a . coi9
ag^fuffte di F. H.)
rrx] Dune
-Cò-
si dii'ebbe con piirola non italiana: da doppiavi'. E nessuna
delle sporgenze della cuspide sciroccale della Sicilia poteva
presentare a tale riguardo una caratteristica che fosse cosi
q>iecata come quella del presento isolotto di Capo Pàs-
sero, da cui ei'a naturale che facessero cominciare la costa
meridionale della Sicilia quei Greci nelle <rui determina-
zioni astronomiche e nello cui rappresentazioni cartografiche
il Pachino appare, non come Testremità meridionale della Si-
cilia (che, per il singolarissimo spostamento fatto subire allo
schema triangolare dell'Isola, ò rappresentata dal Lilibeo)(l ),
ma come Testremità orientale di essa. Questa considerazione,
il cui valore appare più grande all' osservatore posto nel-
r isolotto in questione, e, sopratutto, la considerazione re-
lativa alla indeterminatezza del nome Pachino o C Pàssero,
ci spiegano come, anche dopo le rigorose determinazioni
della triangolazione, si sia per qualche tempo (finché (ini do
Cora e Giovanni Marinelli (2) non sorsero a far cor-
reggere quello che, premessa V identificazione del ('apo Pàs-
sero nella pmita NP] dell'isolotto in questione, diveniva in-
negabilmente un errore) seguitato ad affermare dai geografi
che € il Capo Pàssero è l'estremità meridionale della Sicilia ^
— mentre anche la semplice osservazione diretta dice im-
mediatamente a chi esplora dal nostro isolotto che Visoletla
delle Coì^eìiti (3) — la vera estremità meridionale dell' isohi
di Sicilia — giace più a mezzogiorno di quello.
Quando questo nome di C. Pàssero sia sorto, noi non pos-
(l) (i. J). Vita, Lo m'heuia triamjolare e la poni : init^e tf fot/ rajiva tielia
Sicilia tteroiKÌo i fjeotfrafì v rarf offra fi aH-ticIn <ìa Sfra botte HÌtt<t a (ìiavottio
ihmtaldo^ in «Atti del V Coii^r. It„ > K, p. 1TA-H\\, - Kiroido parti-
<^l:iriiioiit4* il iKisMMii mi Stuaiìonk citii, si c|iH*sto rii^iianh», P<>sii>omo:
libwi VI, <-. [[. p. 220, liiu'c S8-4 ilrireil. Diclot, Paii^n, IS+S (V.. inoltra.
Ir ed. NoUKK. Tauiuki').
i'I) V. la !«ota di (i. M. ili *i Atti drl K. Istituto VciiHo », t. VII,
MTie Vii, pr ^1-
(3) fc li. Itimi rat al ifJartMiiit a al tfiariàt^, Ixola dei (ientiaiii o della
C-orrenie^ ili KdkIsì. Il furo vhv sor/^r, dui 1SH5, KuUVHtrciiiità S di (|U(*8tu
irtoletta (in ...i t4>rr<* [Mili^oimh;. alta ni. !l,l) v a lun* tÌHMi hiuiica (dÌ4»t -
tricofli iV cL), u HI. 1«J con [Nirtiita di miglia S» v settore illiniiinuto di
~ 66 —
siamo dire ; ne è possibile per noi lo stabilire se ad esso corri-
sponda effettivamente il nome di qariil bùshìnn di Ed ri sì (1).
È certo che esso figura in tutte le carte nautiche, che esso
è uno dei punti fissi del periplo della Sicilia sulla fine del
medio evo (2); noi lo troviamo sotto la forma di C. pasaro,
C, passaro, in due carte di Pietro Visconti (Vesconte), della
prima metà del trecento, (3) conservate nel Museo Correr di
Venezia. Ma in queste carte, come in tutte le successive, fino a
quelle della seconda metà del cinquecento, non appare mai,
presso questo nome, la rappresentazione d'unMsoletta. In
seguito, come già nella carta dell'Agnese del 1554, con-
servata nella Marciana, appaiono, presso il C. Pàssero, (pes-
sera, nelle carte di Fr. de Cesanis del 1422, conservate
nel Museo Correr, e posar in quella del Marti nes del 1566,
224", fra 70" u 2!»4". Esst'iido le sue coordinate: 3H" 38' :%" hit. N; IS"*
4' 47" long. E, esso viene a trovarsi a 2' 31" più a S di quello di Capo
Pàssero, e a 4' 25" più ad di esso. È not-o che il Faro deir isoletta
delle Correnti è il più meridionale dell'isola di Sicilia, ma non della
regione etnografica siciliana e del Regno d' Italia, che è invece rappre-
sentato dal Fanale di Tiauipe^iusa, che giace a 35*^ 29' 37" lat. N, e
quindi a 1^ 9' 1" più a S di quello dell' J«o/ff delle (hrrentK Ricordo
che nella Carie de la Sieile moderìhe, incisa nel 1780 da Giuseppe Pit-
ta relli, astigiano, e annc^ssa all'ojKìra (Lettreft »u.r la Sìrile et sur l'Ue
de Malthe, Turin, Reyc^^uds, 1782, 2 voli, in 12" con 1 atlante) del Db
BoiiCH, l' isoletta è detta: 4c d, e, ovvero Ginsent ».
(1) « Punta di Pachino, Pisola di Capo Pàssero f » Si domandano i
traiUittori (p. 66: « Di qui [dall'Isola delle Correnti] alla Kann'ar ranbùh
[Vigna del Rombo ? oggi Parto Pah] tre miglia. Indi a quartil b. tre
miglia »).
(2) V. Bei.lio, // periplo della Sic. nel ^fedhevo, in * Arch. Stor.
Sic. », N. Serie, anno VI, p. 22-47.
(3) r. pasaro, in quella del 1318: cfr. la tav. VI, fìg. 3 del Peripli
di A. K. NouDENSK.iòLi) ; 0, paser, nella nota cai'ta catalana del 1375,
conservata nella Nazionale di Parigi. Al n. 82 della « Giuliana di tutti
i privi legi»»., » annessa alla Velazioìie sui ìim</istrati, offici, eìnolwmenti
della Contesi di Modica, dettata verso il 1760, e che si conserva mano-
scritta nell'Archivio Grimaldi in Mòdica, trovo: « Concessione della
Salina di Capopasstjro che fa l'infante Guglielmo, Conte di Calatafimi
e Cristofalo Romano di Messina suo medico, con un cavallo di servizio
militare, per privilegio fatto in Augusta a 1** Gennaro 1337, transun-
tato per Nicolò Guasperano in Messina a 8 febbraro 1389. »
— (]7 —
conservata nelPArchivio di Stato di Torino; ma C. pansei^o
nella carta del 1529 conservata nello stesso Archivio), una
più isolette (nella predetta carta dell'Agnese, due isolette a
N del C, Pàssero — mentre nessuna isola è segnata presso il
C. Pasaro delFAtlante Agnese, della fine del sec. XVI, con-
servato nella Biblioteca Reale di Torino): nella carta di Bar-
tolomeo Oliva del 1584 tre isolette, a occidente del C. R,
e a notevole distanza da esso; tre isolette, di cui la più
meridionale è forse V Isola delle Correnti, nella Carta naut.
dell'Adriatico e del Mediterraneo di Matteo Prunes di
Maiorca, del 1578, conservata nel Museo Correr ; quattro iso-
lette, disposte nel senso delle tre della carta precedente^
nella carta, del sec. XVII, di G. G. Roussin; quattro iso-
lette, di cui due a notevole distanza dal tratto costiero de-
corrente a NE àeW Isola delle Correnti, nella carta di Pietra
Giovanni Prunes di Maiorca del 1651. Ma è ovvio il
rilevare che noi non possiamo dare a tali dati un valore
assoluto, per l'impossibilità di un' identificazione rigorosa, e
sopratutto per il fatto che risulta impossibile il dire se un
dato debba essere riferito all' isoletta delle Correnti o al-
l'isolotto di C. Pàssero. Limitiamoci quindi a dire che la
definitiva rappresentazione dell' isolotto in questione, fatta
rigorosamente, non si ha prima della Carta di Sicilia dello
Schmettau, della prima metà del sec. XVIII (1719-1721),
nella quale carta noi troviamo rappresentato, in piena ri-
spondenza alle condizioni presenti, il piccolo stretto {Meìizu
Ciwddii, Mezzo Collo) che divide l'isolotto dal restante del-
l'isola di Sicilia (1). Ma ciò trova probabilmente la sua
(1) Nella ciivtn dello StniMETTAir 6m1., in riduz., del 18(19-10) troviamo
se^i^iiati : Forte di (^apo Passero, Porto Palo, Capo Porto di Palo, Pcnis.
e ìm. delle Correnti (le isole sono propriamente due, di cui una, la più
pif H!ola, è presso la costa, e l'altra — <*he ha un' area circa 4 volte mag
jcriore — più al largo, a SSO della precedente. ^eìVAbbo/geo conservato
nella Biblioteca Reale di Torino (e che forse s<*rvì air edizione Maktinon
del 1818, e quindi alla scorretta ristampa di (t. CtIIts. Ohckl) l'isolotto non
ha nome; ma in esso è segnato il CaMel di Capo Pa^fffaro, — Nella carta
della Sicilia del Gastaldi (1545) il nomo di Capo pasftaro segna il limite
orient. della costa Parto de Palo: a X è una ^Hinisoletta direttji a NNE^
— - (.b —
spiegazione nel Tutto che n noi non sono pervenute rappresen-
tazioni cartografiche della cuspide sciroccale della Sicilia,
eseguite anteriormente, ad una scala tale da permettere la
netta « individuazione » dell'isolotto in discorso, poiché le ci-
tazioni che seguono provano nel modo piii evidente che verso
la metà del cinquecento appariva netta la forma delF attuale
isolotto, 0, per essere più esatti, appariva chiara la trasforma-
zione della pcnisoletta antica nella « isoletta» presente (1).
ti. Claudio Mario Arezzo o Arezio, nella prima
metà del cinquecento, scrive: « Pachinus ab aeris crassi tu-
bine nomen, nunc Caput Passarum, a Pachyno ipso deductum
nomen (omne promontorium Caput nautae vocant). Cuius duo
sunt, ad ortum mium, alterum quod ad austrum spectat. Pa-
<?hini inter utrumque portus. Ad meridiem Odyssiam, dive
Ulissiam Ptolemaeus collocati Cicero Odissea» portum, nos
Fortum de Palis voi^amus ». Da queste parole del De situ
insulac Siriìùr liheìlus, che noi abbiamo citato dall'edizione
principe, fatta dallo Spira, quantunque ci risulti essere assai
scorretta, (2) crediamo di potere argomentare che TArezio
abbia collocato il Porto tli Pachino (3) fra due penisolette, di
cui quella che si dirige verso oriente termina con l'estremità
NE (Purità Sgalera nella denominazione indigena; C, Passero
nelle earte ufficiali) àe\V isolotto di C. Pàssero, e quella
che si dirige verso il S termina con la punta che è detta
Ihinta Porto Palo dai paesani, e che non porta nome nelle
carte ufficiali.
(1) Xrlhi Carta detfit Iftue^rarif tìeila SirUia, <U1 1S2.S (IJtlìrio T<»|»o-
«;rjitì<(» «li \a|N>li), lo xtrefio appare niìiiiiiio; nella nota Carta di SivUìa
niello Smytii (1S2H) airÌHolotto è asrtc>>:iiata ima liin/ufliexxa meridiana ili
15X0 ni., e allo nfretto una laiT^liez/.a niininia «li 280 ni. \AV Afiimte,...
del lietjmt delle due Sivilie di H. Marzolla (1S8X) ò segnato, nello ntreffo,
ini isolotto. Nella earta <li Sieilia «lÌHe;^nata nel 1H4H da Fkanckhoo
Akan(Mo, rÌH«dotto prende il nome <li /. Ijontfobardo : in enHji è se/i;nat<»
il F, (\" Pannavo,
(2) MeKHina. 15.S7. — Caput PanHennu, nel I voi. del Then antiq. et
Itint. N/c, rol. I, punto V.
(8) Il ('LrvKKio serive: « liodii* vnljUfo LonjiTohardiis », in Thett, ani,
Sii',, \, 281, V,
— fiU —
Nel sesto decennio del secolo XVI cosi scrive il Fazello:
i Pachynus ex tribus SìcìIìh' promontoriis secundum p. m.
post Mariellam {Morffhella delle carte uffieialì) in sublime
surgit, ubi statim turrirn | Torre di Fano del quadr. al 50,00);
Toì^e Fano della carta al 75.000} habet speculam mari pro-
minentem. Unde deinde longe lateque duonim fere milia-
rium spatium ad austrum in mare dìfTunditur, ac ibi demum
paulisper depressum ad sinistram curvato litore se flectit, et
peninsulam effieiens ad orientem procurrit. Cuius quidem
peninsula sexcentorum dantaxat passuum circuitum amplexa,
tota petrosa, aspera, altisque praerupta est cautibus, isth-
munique angustissimum viginti vix passuum habet. Quo fit
ut brumali tempore tumescente mari, et fluctibus utrinque
sese obviantibus, in insulam plerumque abeat » ( 1 ). E G i u 1 i o
Filoteo degli Omodei, verso lo stesso tempo, quasi
traducendo il Fazello (2): « Capo Passare, cosi detto quasi
('apo ptìssalo (3) e non vi ti fernmre e non vi essendo
buon ridosso (4), non che porto sicuro, è alli marinari in-
festissimo e dannoso. La sua forma è che stendesi nel mare
alquanto alto circa due buone miglia, avendo sopm una torre
per guardia circa T ultima punta, calando e facendosi quasi
piano, piegandosi alquanto nella mano sinistra | per chi pro-
cede lungo la costa da N a S| come penìsola, la quale raggia
poco pia di mezzo miglio, tutta sassosa e piena di coti e
grandissime rupi; ed entrando nel mare lascia una parte
strettissima, che appena è larga passi 20: laonde spessissimo
volte, congiungendosi le onde delPuno e T altro mare, di-
ri) 1» /Vr<i, V, I : rt»l. 127, imnfi A— H i\A voi. IV ilfl The*, rtmi.
ff kinf. éVr.
(*2) Della ivla«ioiif rhr iiit^n*4itW frj> k» «jirrr fli «iiifMti diit' roro-
;rriirt ilella Sieilùi, tmtt4*rò in una not^» di pnwiMiim pnhl4in«ii#fie : fjtf
«riM///f fjfoffrafica Miei Homi flopi> l\{re.sio.
(8) NVl 161.** il (M 11 ver io avvertirà: Capo di pwmm^rt^, H viiriauli»
li<|iiiihi, ptiMmilo (in Then, ftt^t, et hini, Sic,^ 59, l),).
(4-) IVr il valore «li ipient^ teriiniit*, v. il nontro CtmlriìmUmìlfi ter-
MÌitohMjia ffeoffmfiva Hiritiami, < Kiv. <ie*t>j^r. It. », I-JHÌH, ÌV,
— 70 —
venta un' isoletta, e si volta verso levante » (1). Da questi
due passi del Fazello e deirOmodei risulta che, verso la
metà del secolo XVI: V si dava il nome di Pachino o di
Capo Passare o Pàssero (2) al tratto costiero compreso fra la
Torre del Fano e la Punta di Porto Palo; 2*" si ammetteva
V esistenza d' una penisoletta che durante le mareggiate si
trasformava in un' isoletta (la quale è indubitatamente l'iso-
lotto di C. Pàssero).
Occupiamoci brevemente del secondo di questi punti.
Dell'esistenza d' una « penisola », che si trasforma tempora-
neamente in « isola », ci parlano in termini espliciti, ri-
spettivamente nel r e ne) 6** decennio del secolo XVIII, il
Massa (3) e l'Amico (4), i quali ebbero presenti le rela-
zioni sul litorale siculo dettate negli ultimi due decenni del
secolo XVI da Camillo Camilliani. In una di queste
relazioni, e precisamente nel codice detto Descrizione della
Sicilia (conservato a' segni Qq. D. 188 nella Biblioteca Co-
munale di Palermo: servì di base all'edizione fattane dal
Di Marzo, nel voi. XXV della sua « Bibl. stor. e lett. di
(1) Descriz. (UlUi SklUa, nel v«l. XXTV, \k 2iM» deHa * Bibl. stor. e
lett. ci. Sic. » piibbL «lai Di Marzo.
(2) Caput panserin del Mau eolico: Oaput pnsmrum del (ti>lzio. 11
Riccioli ^li iiSHcinia *^7" di lat., e SS** di lou^. (mer. dell' is, di Ferro).
* (8) « Hor roiuiuriii la Penisola di Capo PanMaro, ed è il famoso pro-
montòrio PachifnU'H,,,. Sei mezzo della cennata Penisola sta il ben mu-
nito ('a^tello di Cai)o Piissaro; e 8ep:uendo il cammino sul Collo della
Penisobi, la quale tiene a fronte lo scoglio del Marcbese [correggi : del
Malfece] si pervene alla test^ji di essa, poscia alle cale (M' Ladrone, della
Scalilla e della Casnwta^ dove termina il littorale e^l il Collo della Pe-
nisobi secondo il detto di più Marinari, quantnnque Carni lliano nel suo
Itinerario situi le riferite e le seguenti ('ale con qualche diversità » (11,
p. 879: V. pure I, 229).
(4) « Un angustissimo istjno di ap[M'na 20 passi viene 'molto alb»
spesso coverto nell'inverno dai flutti, ragione per cui Nonnio Dionisio
lib. 18 [intendi: Nonxos, Dioniftiache, XIIl, v. 321: cfr. Vìh\. Didot, cur.
dal I)K MaUCKLLUS, pag. 119: oì n nòyyji ini'jajTO :r«r/ ifyjó fvrt no^rùvvi] a Im-
pella il Pachino mhoIo iiMnlare, e scofflio infialare Licofrone nelPAb^s-
sandra. È in <iiiest4i penisola una niunitissima fortezza » (T^if, fopoffra-
fico d, Sicilia, v(»rs. di (i. Di Marzo, ff, 289),
— 71 —
Sic. si parla di « il Pachino Pennisola » (e. 102, r.), e
di « un isolotto detto il Passerino, tra la Punta di Longo-
bardo e la Cala del Vallonazzo » (e. 98 r), e di una « cala
della Sealilla detta anche del Passarino fra la testa del-
risola e il Balzo dei Corsari » (e. 101) r). Una prova dell' esi-
stenza delP « isolotto » nella seconda metà del secolo XVI
potrebbe anche dedursi da una frase del citato documento
del 1573, nel quale si parla di una galeotta barbaresca, che
sbarca sette <; turchi » alla Pizzuta e quindi va « ad in-
canalari lu Capo Passero » per raggiungere l'Acqua delle
Palombe (1). E ricordiamo ancora che la Relaiionc insto-
riografica..., dettata nel 1714 dal colonnello Castel Alfiere
(o Castel lalf ieri) accenna esplicitamente « all'isola e
punta di Capo Passero, piana e scogliosa », intorno alla
quale circa un secolo dopo cosi scrive G. B. Brocchi:
« Uomini attempati del luogo mi accertarono essere essa
stata, divisa dalla terra a loro rimembranza in conseguenza
dell'impeto delle procelle. Lo spazio intermedio è ora un
basso fondo, che in tempo di bonaccia è agevolmente gua-
dato dalle persone pratiche, ed è presumibile che col tratto
degli anni, acquisterà maggiore profondità, e diverrà un pic-
colo stretto » (2).
Senza escludere la possibilità di variazioni di secondaria
importanza avvenute in questi ultimi quattro secoli nella
larghezza e nella profondità del piccolo stretto, possiamo
affermare che la larghezza e la profondità di esso aumen-
tarono dalla metà del cinquecento al principio del settecento
(1) V. la nota ili {^. Salomonk Mauino, gisi cit.
(2) Onttervazioiti (jeoloffiche, nel voi. T ilclla rollezione del ('a pozzo
{Memorie su la Sicilia, 8 voli, in 12", Palermo, Virzì, 1840-2): efr.
p. -tx. Xel 1H44 FiiANCKsr*» Aka\< i<» wilcoia pari a 1 miglio Ijì distanza
dalle Palombe alla Umnara di C. Pannerò, e a l nii/^lio quella dalla fon-
wtra di C P, a Capo Passero, che, è calcolato distare da Palermo 805,9
nii;L;iia per ria d^occidenfe u 379,5 mi;;lia per ria d^orienfe. K^li ci parla
anche del Teleijr, a C, Passero^ sul forte, e dà per il Capo Pàssero la
«sjfiiente 4c rilevazione » : dal Porto Valletta Porto Franco delV fxola di
Malta : XK - X 58 miglia marine {(riiida statisi, su la Sicilia, Palermo,
Virzì, 1844, pp. XM32, con 1 carta: <fr. p. 5, 48, 16).
- 72 -
(periodo a cui risale le Relattone del Castellalfter>) e dat
principio dell'ottocento (periodo a cui risaie la nota del
Brocchi) al principio del novecento, ossia al tempo (posto*-
riore di pochi anni al rilievo eseguito dalki nostra marinara
in cui furono eseguite le mie osservazioni. Quali conelusioni
vogliamo ora trarre da questa lunga premessa di dati?
Noi non neghiamo in modo assoluto che V « isolotto di
Capo Pàssero » abbia potuto « individuarsi » negli ultimi
secoli del medioevo e che, malgrado la peculiare importanza
geografica del « Capo Passero » esso non sia stato segnato
sulle carte nautiche di quel tempo in causa della sua esigua
ostensione. Ma crediamo la cosa poco probabile. E, sulla base
di quanto scrivono il Fazello e TOmodei, propendiamo a ri-
tenere che esso si sia « individuato » solo verso il: princi-
pio dell'evo moderno, e probabilmente intorno alla mela diBl
cinquecento.
l^er quale causa? Per abrasione marina, ha detto da tempo
Tebaldo Fischer, (2) il quale ci confermava oralmente,
nel maggio del 1907, a Torino, di conservare, sino a prova
diversa, questa sua opinione. Ma, mentre non neghiamo l'in-
fluenza delle correnti marine, e particolarmente (luella del
moto ondoso, suir « elaborazione » del piccolo stretto, le os-
servazioni da noi eseguite sul luogo nel marzo del liKHi ci
permettono di avventurare sulla genesi di esso un'ipotesi
diversa, ipotesi che assume una qualche importanza nelto
dibattuta questione del bradisismo della costa siculi.
7. Movendo dal cosidetto pozzo Scarni mandra (il RidoHo
delle Mandre ricordato dal Massa?) — che è propriamente,
ora che il suo fondo è costituito da pietre, una piccola ci-
sterna che ha il diametro di m. 1,11 e una profondità di
m. 2,60 - verso lo « stretto » che i pescatori di Porto Palo
chiamano Menzu ruoAAu, abbiamo notato traccio di eostru-
zioni non moderne, in posto, a un'altezza variante da ra. 0,72 a
m. 2,60 sul livello della sabbia più alta: delle tniecie di co-
(1) l»eitrii<ie znr phifxtMrhen fìemjraph, der Mitteìm€erliiiti4er bem^H^h^rtt
SiriiieiiM, Ijl'ipzi;;, 1^7< : rfi*. p. 2"1.
~ 73 —
stKuzioDL presentano una lunghezza di m. 2,70 e un'altezs&a
Biedk dì m. 0,20. E nella sezione meridionale del tratto co-
stiera) detto Cuoddu o Collo abbiamo rilevato, alla profondità
di 40 COL. sotto il livello della sabbia, la presenza del pavi-
meato di varie costruzioni, e particolarmente, tracce sicure di
quattro stanze — i cui limiti appaiono assai netti — o vani,
ehe un archeologo riferirà forse al periodo bizantino (nel
senso stretto della parola), forse lUretà imperiale (1). E
quindi verso levante altre traccio di costruzioni, probabil-
mente dello stesso periodo, poste al livello del mare e anche
a 20 cm. sotto il livello del mare.
Noi siamo indubbiamente di fronte a un notevole cam-
biamento, avvenuto in tempi storici relativamente non molto
lontani, della linea di riva nella cuspide sciroccale della
Sicilia. Tale cambiamento può essere una conseguenza di un
aumento di livello delle acque marine o di un abbassa-
mento, di una sommersione del tratto costiero, sommersione
ehe può essere attribuita a bradisismo (presa la parola nel
senso proprio di movimento secolare dovuto al dinamismo
endogeno terrestre) discendente, come può essere attribuita
a costipazione locale di materiale roccioso. A quest'ultima
opinione accede G. M. Oolumba, il quale, citando un no-
stro breve accenno alla questione, comparso in « Sicula »
(Rivista bimestrale del Club Alpino Siciliano, 1906, N. 1-2,
p. 17-18), ammette che qui « non si tratti se non di un
abbassamento parziale per rassettamento e non di un movi-
mento generale della costa » (2). Noi*, movendo particolar-
mente dalla considerazione delle condizioni in cui abbiamo
trovato il materiale roccioso nel tratto costiero in discorso.
(1) A |iro|H>MÌt4> f ielle opere, miinirie in (|iieHtioiLe, Paolo OitM cohì
mi tM'TÌvevu, (Ili SiniciiHa, il 17 tebbniio U)08: 4< Xoii ho diffìooltÀ ai ere-
«lere ehe Mieiio o romane o bizantine ». — Sono rt|)iaeente di non aver
pMtnto iletenninare la luitnra del kiioìo su <'iii poKaiio i reHti di et>8tru-
/joni ^acefkti presentemente 80tto il livello del nnire.
(2) / p&rti (Mia Sivilia, pp. 184 in i/^-folio: efr. p. 124 (848 dell'in*.
Mhi^,): Krttr. dalla MoìMijrnfKt nUt-riva ilei porti deiraìi-tivhìfù ueN\Itnim,
Roma, >rinistero della Marina. 1ÌMM>.
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e dalla considerazione che rovine di altri edifici forse pre-
medievali si rinvengono nella sezione orientale della costa
SO della Sicilia, incliniamo invece ad ammettere che la cu-
spide sciroccale della Sicilia ci offra, nel periodo storico, un
esempio di bradisis^no (1), di bradisismo in senso lato o
etimologico se non in senso stretto o proprio. E crediamo
che ad esso vada dovuta la genesi dello stretto in miniatura
che, forse da quattro secoli, ha « individuato » V isolotto
di C. Pàssero.
Pensiamo quindi che la breve nota presente non sia in-
teramente inutile a chi intraprenderà uno studio coscien-
zioso sulle variazioni di livello della costa siciliana. Ma non
dimentichiamo di aggiungere che per intraprendere la trat-
tazione dell'importante questione non è soltanto necessario
conoscere pienamente quanto fu scritto sull' argomento (2),
e assegnare la debita importanza ai processi di deltazione
(come, ad es., in riguardo al cambiamento di livello del
basso Greto) e alla formazione delle dune (la cui importanza
nella costa della cuspide sciroccale della Sicilia noi cre-
(1) Trovaci la cuspide sciroccale deUa Sicilia in uu'area di spro-
fondamento recente, così come, secondo il pencviero del BuBdS, la cuspide
peloritana e una parte del gruppo ma^loneico ? 8e tale « sommersione »
è effettivamente avvenuta, essa è da riferirsi al periodo storico, iK>ichè
RiccAKDO Travaglia ha rinvenuto in un tratto della costai in questione
una panchina emersa di pochi metri, la quale contiene conchiglie ma-
rine recanti [cfr. A. Issel, Le oscillazioni lente dH mimIo o Bradisismi,
(renova, Sordomuti, 1883 (« Atti d. R. Univ. di (reno va, voi. V ». pp. 422,
con 1 e.) p. 235. — Su ir oscillazione della costa siciliana, cfr. p. 228-239].
(2) V. il capit. « UArenella > del nostro lavoro « Htteursioni tfeo-
grafiche nei dintorni di Palermo, Pulibl. in * Sicula >, Riv. bini. d. C A.
S., Palermo, 19(H>, X. H. In ei*so, noi ricordiamo, tni il re«to, i risultati
ottenuti da rei'euti ricerche di Adolfo Ventcui sul valore della gravità
nella Sicilia occidentale, e particolarmente ciuello relativo alla minore
gravità osservata lungo la <'osta di SO dell'isola (che si spiega tìusil-
mente coi vuoti che si possono essere detei^^n inaiti in virtù del solleva-
mento del sottosuolo o fondo del Mare Africano), e l'opposizione reiàsa,
fatta recentemente dal Columba (op, cit,), sulla bjise di elementi di ca-
rattere archeologico e storico, alla t.<»oria dell* innalzamento rec^jute del
suolo n(*lla Sicilia occidentale.
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diamo sìa particolarmente aumentata negli ultimi tre secoli,
per la ragione che gli scrittori del cinquecento da noi ricor-
dati oi parlano dell' isolotto di C. Pàssero come di un tratto
esclusivamente petroso) (1), ma è necessario ancora proce-
cedere a ulteriori ricerche lungo la costa siciliana, special-
mente mediante scavi da eseguirsi in luoghi di peculiare
interesse archeologico (come, ad esempio, nell' antico porto
di Selinunte).
(1) DaUa sporgensa SE deUa Sicilia codi aorive, alla fine del rte-
oolo XVI, il Camilliani: « inaino aiPiaola deUe Correnti è tntta pie-
troaa, e spotio di dieci canne entro terra è tntta «coperta, onde (co-
mincia la aelva, la quale per easer tanto intricata e folta, con grandiaaima
difficoltà ai può entrar dentro, e queato segue per tutto il Promontorio
del Pachino » (Carta 96 r. del inacr. Qq. D. 188 della Tom. di Palermo
p. 239 e aegg. delFed. cunita dal Di Marzo).